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Tutto è bene quel che finisce bene.

Commedia di W. Shakespeare. Redatta probabilmente tra il 1603 e il 1604, venne pubblicata nel primo In-folio del 1623. Fonte principale è da ritenersi la nona novella della terza giornata del Decameron di Boccaccio che Shakespeare conobbe o attraverso la traduzione inglese di W. Painter, o nella versione francese di A. Le Maçon. Beltramo, conte di Rossiglione, alla morte del padre viene chiamato a corte dal re di Francia. Beltramo lascia a Rossiglione la madre ed Elena, figlia del medico Gerard de Narbon e innamorata di lui ma che Beltramo non considera perché di rango inferiore, per recarsi dal re morente per una fistola incurabile. Elena lo raggiunge con una medicina del padre che permette al re di rimettersi. Il re allora concede alla giovane il diritto di sposare chi vuole ed Elena sceglie Beltramo, che obbedisce all'ordine del re di sposarla. Istigato da Parolles, però, fugge a Firenze dove si pone al servizio del duca della città, e da dove scrive a Elena dicendo che la considererà sua moglie solo nel momento in cui lei riuscirà a sfilargli l'anello che indossa (e del quale non ha intenzione di privarsi) e contemporaneamente rimarrà incinta di lui (che però non la vuole nel suo letto). Elena parte per un pellegrinaggio a Firenze e lì scopre Beltramo che corteggia Diana, figlia di un locandiere. La notte riesce a sostituirsi a Diana (che ha saputo che lei è la moglie di Beltramo) e, dopo aver fatto in modo che l'uomo apprenda la notizia della sua morte, lo convince a darle l'anello in cambio di un altro che lei stessa porta (e che era stato regalato ad Elena dal re). Beltramo torna dalla madre dove trova il re che, accortosi dell'anello di Elena, sospetta che lui l'abbia uccisa. Gli chiede allora spiegazioni, ma in quel momento Elena stessa appare per svelare a tutti quanto accaduto e per chiedere a Beltramo di rispettare le sue promesse, viste soddisfatte entrambe le sue richieste. Beltramo convinto e pentito, decide allora di accettarla come sposa.